Interventi politici e diplomatici
La
ricerca di una soluzione politica alla crisi nel Darfur è tra le
massime priorità del Segretario Generale, che ha lavorato attivamente
con tutte le parti interessate nella regione e nella più ampia comunità
internazionale. Sulla
questione ha inoltre discusso regolarmente col presidente sudanese Omar
al-Bashir, incontrandolo anche di persona il 29 gennaio 2007 ad Addis
Abeba e nuovamente il 28 marzo 2007 a Riyad, in Arabia Saudita.
Il
suo inviato speciale nel Darfur, Jan Eliasson, in carica dal dicembre
del 2006, è impegnato in un’intensa attività diplomatica per ottenere
progressi politici, insieme alla sua controparte UA, Salim Ahmed Salim.
I parametri che guidano i loro sforzi sono mettere un termine alla
violenza, garantire un rafforzato cessate il fuoco attraverso gli
operatori di pace, ottenere miglioramenti nella situazione umanitaria e
porre fine alla marginalizzazione del Darfur tramite un accordo globale
di pace, che preveda disposizioni di condivisione del potere politico e
della ricchezza.
Il
9 giugno 2007 gli inviati speciali hanno presentato al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite il loro percorso verso la pace nel
Darfur. Il piano di pace si compone di tre fasi: la prima consiste
nell’unificare tutte le operazioni di pace in corso; la seconda in
attività di diplomazia a Khartum e presso i paesi non firmatari del DPA
del 2006; la terza in negoziati di pace, il cui inizio è previsto per
l’estate, secondo le dichiarazioni di Eliasson, il quale ha fatto
seguito agli appelli del Segretario Generale affinché tutte le parti
cessino gli scontri a fuoco e gli attentati terroristici per creare
un’atmosfera favorevole alle trattative.
Il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha inviato alcuni suoi
membri a Khartum per incontrare il presidente al-Bashir il 17 giugno
2007 e chiedere l’accettazione esplicita di tutti gli elementi previsti
dall’operazione di pace ibrida. Nell’occasione, gli inviati hanno
lasciato intendere che avrebbero raccomandato il finanziamento
dell’operazione congiunta, dopo aver ricevuto garanzie che strutture e
sistemi di comando e controllo sarebbero stati forniti dalle Nazioni
Unite.
Dal
3 al 5 agosto 2007, i rappresentanti dei movimenti ribelli non
firmatari degli accordi di pace per il Darfur si sono dati appuntamento
a Arusha, Tanzania, per partecipare ai colloqui presieduti dagli
Inviati Speciali. Hanno ribadito il loro impegno per la Road Map e
hanno contribuito alla presentazione di una piattaforma comune sulla
suddivisione del potere e della ricchezza, sugli accordi per la
sicurezza e per le questioni umanitarie e territoriali in vista dei
negoziati conclusivi che si terranno verso fine anno. I non firmatari
convengono sul fatto che le parti che non hanno partecipato agli
incontri di Arusha potranno sottoscrivere la piattaforma comune in un
secondo tempo. Gli Inviati Speciali hanno accolto con favore i
risultati dei colloqui di Arusha e ora si stanno consultando il Governo
del Sudan e altri soggetti interessati.
UNAMID
Il
31 luglio 2007, il Consiglio di Sicurezza ha adottato all’unanimità la
risoluzione 1769 che autorizza la formazione dell’UNAMID sotto il
Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, per un periodo iniziale
di 12 mesi. La protezione della popolazione civile rappresenta il
principale impegno previsto dal mandato, unitamente a un contributo nel
garantire la sicurezza delle operazioni di assistenza umanitaria, il
monitoraggio e la verifica della messa in atto degli accordi, un
supporto al processo politico globale, un contributo alla promozione
dei diritti umani e del principio di legalità, monitorando e
relazionando sulla situazione lungo la frontiera con il Ciad e la
Repubblica Centrale dell’Africa. La Missione UNAMID oltre al suo
quartier generale in El Fasher e
ai centri di comando settoriali in El fasher, El Geneina e Nyala, avrà
a disposizione anche 55 sedi di dispiegamento nei tre stati del Darfur.
Nel
discorso pronunciato davanti al Consiglio di Sicurezza in seguito
all’adozione della risoluzione, il Segretario Generale ha dichiarato
che con la realizzazione di UNAMID “è stato lanciato un segnale forte e
chiaro del nostro impegno per migliorare la vita della popolazione del
Darfur e per chiudere questo capitolo drammatico della storia del
Sudan”. Ban ha definito la decisione “storica e senza precedenti” ma ha
messo in guardia sul fatto che “solo attraverso un processo di tipo
politico possiamo arrivare a una soluzione del conflitto che sia
sostenibile”.
Quando
si concluderà il dispiegamento delle forze e l’assorbimento dell’AMIS,
la missione sarà composta da circa 20.000 soldati, oltre 6.000
poliziotti e un discreto staff civile. Nel complesso UNAMID diverrà una
delle più ampie missioni ONU di peacekeeping della storia, più estesa
anche delle operazioni di pace che attualmente si stanno svolgendo
nella Repubblica Democratica del Congo. E’ previsto che
l’amministrazione, il comando e le strutture di controllo siano
operative da ottobre 2007 e che venga assunto il comando operativo dei
pacchetti di supporto leggero e pesante (LSP e HSP) e della Missione
dell’UA in Darfur (AMIS) entro la fine dell’anno. Il Dipartimento delle
Operazioni di Peacekeeping sta facendo il possibile per garantire una
predominanza all’interno di UNAMID di forze africane e impegni sono già
stati presi da parte delle truppe africane e dalla polizia dei paesi
contribuenti Tali promesse permetterebbero di avere a disposizione
risorse chiave in settori come l’aviazione e il traporto terrestre, che
restano comunque rilevanti.
Il
Segretario Generale ha sottolineato il fatto che il ritmo delle
operazioni di dispiegamento dipende da come il Governo del Sudan
manterrà l’impegno di fornire supporto in modo incondizionato alla
missione, secondo un piano in tre fasi, un tempestivo invio di
personale e di materiale da parte degli Stati Membri e la disponibilità
di infrastrutture e risorse necessarie (come l’acqua, per esempio),
per permettere l’arrivo degli operatori di pace. Il Segretario Generale
ha incoraggiato la comunità internazionale a mettere a disposizione i
fondi e le risorse richieste per il dispiegamento dell’UNAMID in
Darfur. Ban ha raccomandato agli Stati Membri delle Nazioni Unite di
stanziare i fondi per la Missione in Darfur attraverso il budget
consolidato delle Nazioni Unite.